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08 febbraio 2018

Filosofia nel cassetto

Credere è saper disobbedire all'evidenza della morte.Chi ci manca non lo abbiamo perduto per sempre, a patto però che nel vortice di questa nostra vita, ci fidiamo di Gesù che fa quel pezzo di strada mancante con noi.
Non bisogna né sprecare né maledire la  sofferenza perché potrebbe diventare il motivo per cui si incontra il senso stesso della vita, che per un credente ha un nome e un cognome: Gesù Cristo.

Ci sentiamo quasi rassicurati quando tutti facciamo le stesse cose, eppure ciò che conta non è fare le stesse cose ma preservare il cuore della vita nel suo significato più profondo. A qualcuno, per esempio, aiuta molto svegliarsi presto la mattina e fare mezz'ora di corsa.A qualcun altro aiuta a fare colazione con le persone che gli vogliono bene, ad altri a fare silenzio oppure a leggere il giornale o una pagina di un libro... Chi di questi fa la cosa giusta? Una cosa o un'azione va fatta non perché è buona in sé, ma se è opportuna rispetto a ciò che sono e vivo adesso nella mia vita.
Perché ognuna delle scelte delle persone descritte prima, fa ciò che fa perché lo aiuta a stare bene, a sentire il bene della vita, a prendersene il buono per affrontare la giornata. Non è preghiera passare del tempo con le persone che ci vogliono bene? Non è preghiera inseguire il silenzio per meditare o immergersi fra le pagine di un buon libro? Non è forse preghiera fare sport se lo sport mi ricollega al bene della vita?
Noi invece facciamo magari cose giuste ma non ne capiamo più il bene. E a che serve quindi essere giusti e infelici?
Dovremmo scorgere Dio in ogni cosa, non solo in una cosa.



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