Mi sento schiacciato
fra un telefono e un giudizio.
Questo baccano di parole
senza un finale
nè una corsa per perdere,
verginità sbandierate
con culi di gomma decadenti.
Idee senza sforzi d'intelligenza
mentre dottori saccenti
snocciolano previsioni
già tutte previste.
Il tavolo imbastito
con le tovaglie della festa
contribuisce al tono
di un beffardo destino.
Non riesco a prendere
nessun timone:
decisamente indeciso
scivola densa
una melma di ricordi.
Il piatto non piange più
perchè tutti i prigionieri
sono liberi
di non pensare più a nulla.
Per nostra fortuna
s'intravedono giorni
di vacanze e bailame.
Anche con le stampelle
piantate nella testa
si riuscirà a nascondere
un'altra realtà.
Nessun commento:
Posta un commento